La domanda posta ai Colleghi era questa:
Per aggiornare le tue competenze tecniche, cosa fai?
(anche in questo caso, pur sapendo che si sfruttano canali multipli, ti chiediamo di indicarne da uno a massimo tre, quelli che ritieni più determinanti, per la tua esperienza)
Ed ecco i risultati:
A costo di risultare molesti: il grafico (ed i dati) non si soffermano sull'acritica considerazione di "quanta gente fa questa cosa", ma sull'abbinamento fra azione compiuta e livello di soddisfazione professionale ottenuto.
Tornando a noi: il ruolo di elemento trainante viene giocato dalla frequenza di workshop internazionali.
Ovviamente, esistono più modi di interpretare il dato: non solo il banale "mescolarsi con culture diverse dalla nostra produce effetti positivi sulla creatività", ma anche: "chi ha un atteggiamento di fondo abbastanza proattivo da alzarsi dalla poltrona ed andare ad esporsi fuori dalla propria <confort zone>, sarà anche positivo e proattivo nella propria attività".
Oppure, anche un cinico: "Esiste questa correlazione perché a chi vanno bene gli affari restano abbastanza soldi in tasca da potersi permettere viaggetti all'estero"...
Tutte "letture" lecite. Resta il fatto che le scelte compiute magari non sono determinanti prese singolarmente, ma certo lo diventano nel loro complesso.
La dice lunga anche il fatto che il gruppo di colleghi che ritiene di avere già competenze a sufficienza (quindi, con un'alta considerazione di sé e delle proprie capacità) incassa il più basso livello di soddisfazione reale, con un indice di 5,96 (era del 6,72 due anni fa).